Fake news e social media
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In un mondo iperconnesso come il nostro, dove le informazioni e i contenuti sui social media viaggiano alla velocità di un click, saper distinguere tra realtà e finzione è sempre più complesso.

Da sempre l’uomo si è districato tra la comprensione del mondo così come si presenta ai suoi occhi, e il dolce abbandonarsi all’immaginazione.

Solo per fare un esempio visivo: ben prima della nascita del cinema, nel 1817 fu coniata l’espressione semiotica di “sospensione dell’incredulità”. Questo stato indicava la condizione umana per la quale, davanti ad un’opera di fantasia un lettore o uno spettatore decide di ignorare ogni facoltà critica di scernere ciò che è reale da ciò che è inventato.

È il motivo per cui proviamo un vasto parco di emozioni davanti ad un film in sala, o sul divano di casa: sappiamo che è una storia di finzione, ma ci emozioniamo come se fosse vera.

Quando però ci troviamo davanti all’enorme flusso di contenuti da scrollare -potenzialmente- all’infinito dei social media, siamo in grado di capire cosa è real e cosa è fake?

 

Le fake news sbarcano sui social media

A partire dalla seconda metà degli anni 2010, a seguito di una campagna imponente e controversa per le presidenziali U.S.A. di Donald Trump, il mondo digitale si è trovato di fronte ad un punto di non ritorno per l’informazione e la circolazione di notizie.

Le piattaforme social che negli anni avevano integrato servizi e opzioni per favorire l’aggiornamento costante di notizie, sono state invitate da più fronti, dagli utenti fino alle istituzioni governative a prendere provvedimenti nei confronti del propagarsi di notizie non vere.

Negli anni si sono quindi susseguiti aggiornamenti per la lotta alle cosiddette fake news da parte dei social media, viste le ripercussioni negative che possono avere in una società quasi completamente duplicata sui social.

Vediamo cosa stanno facendo attualmente i Big delle piattaforme social.

 

La lotta di Facebook alle fake news

Facebook, per via della sua incredibile mole di iscritti (2,80 miliardi di utenti mensili attivi) è in prima linea nella guerra alle notizie false. I più maliziosi potrebbero obiettare che la ricchezza del social media di Menlo Park sia cresciuta anche grazie al propagarsi di notizie senza fondamento, teorie del complotto e quant’altro.

La verità è che negli ultimi anni la piattaforma ha sviluppato nuove tecnologie per arginare il problema. La ricerca della veridicità dei fatti è diventata per Facebook l’arma principale per sconfiggere la disinformazione.

Nel maggio 2021 l’azienda ha annunciato che sarebbe entrata in vigore una nuova politica che prevede la segnalazione, automatica, degli utenti che condividono periodicamente bufale. Una volta etichettato un account come tale, gli algoritmi di Facebook nasconderanno gradualmente i suoi post dalle bacheche degli amici, così da diminuirne l’efficacia.

Questa è una decisiva innovazione. Se finora l’intervento del team di analisi di Facebook riguardava post specifici, la novità andrà ad impattare direttamente sugli account, limitando tutti i futuri contenuti condivisi e non solo quelli considerati fake.

Facebook ha comunque sottolineato che la segnalazione non porterà alla cancellazione di un account o a sanzioni definitive ma una sospensione temporale, a seguito di una continua condivisione di bufale, non è da escludersi.

 

Instagram: come contrastare nudità, fake news e violenza

Come per Facebook, anche Instagram vuole dire la sua nella guerra alla cattiva informazione.

La differenza sostanziale del contenuto (esclusivamente immagini e video) modifica necessariamente l’approccio, ma sono molteplici i punti di contatto tra le diverse piattaforme su questo tema.

Tra le altre cose infatti, Instagram censura completamente il nudo, anche cosiddetto “artistico”. Fatta eccezione per momenti di allattamento, situazioni correlate alla salute (sensibilizzazione per la lotta al cancro al seno) o atti di protesta.

Allo stesso modo, immagini di violenza non sono tollerate, salvo per fini di informazione o sensibilizzazione (a patto che venga indicato che il video contiene immagini violente con una didascalia).

Nella lotta alla disinformazione, all’interno delle più aggiornate linee guida di Instagram non c’è un capitolo specifico, ma da un anno il social media pubblica pannelli informativi che rimandano a notizie ufficiali su Covid-19 e da febbraio rimuove post falsi su questo tema.

Le linee guida indicano genericamente che “Oltrepassare i confini prestabiliti potrebbe comportare la cancellazione di contenuti, la disabilitazione dell’account o altre restrizioni”. Per fare un confronto, Twitter e Youtube sono però più precisi: hanno sistemi di avvisi successivi che portano a conseguenze più gravi, e prevedono una gradualità e una certezza delle misure adottate.

 

Twitter e la propagazione incontrollata delle fake news

Tra tutti è proprio Twitter il social media più afflitto dalle conseguenze della disinformazione durante la campagna elettorale di Trump, come dimostra questo studio.

Negli anni, il colosso californiano ha aumentato sempre di più l’attenzione rivolta agli account sospetti, limitandone l’accesso o addirittura bannandoli.

Ultimamente, si è deciso anche di applicare un sistema di etichettatura sotto ogni tweet: una sorta di scala di provvedimenti per scoraggiare le notizie false o inattendibili.  “Get the latest,” “Stay Informed,” and “Misleading”. I primi due da avvertimento, a tono di un consiglio, il terzo dal tono decisamente più netto e che può valere la sospensione dell’account.

Più recentemente, il social media dell’uccellino blu ha impegnato diverse forze per contrastare le fake news sui vaccini anti Covid-19.

Ad esempio, la nuova funzione di ricerca aggiornata con le informazioni sui vaccini, in collaborazione con il ministero italiano della Salute, si basa sul prompt informativo #KnowTheFacts introdotto a febbraio 2020. Lo scopo è proprio quello di aiutare le persone a trovare informazioni chiare, affidabili e tempestive sul Covid 19.

Parallelamente alle iniziative dei social media, esempi come il Fact checking day o i numerosi siti di fact checking come Facta, sono indicatori di un necessario bisogno di contrasto alle fake news.

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